Crank e Crank: High Voltage
by Dukko
Ho deciso di fare questa doppia recensione per mostrare due facce di una stessa medaglia. Iniziamo da Crank.
Crank è la storia di un assassino professionista, Chev Chelios (Jason Statham), che si sveglia morto: durante la notte, alcuni individui
gli hanno iniettato un veleno potentissimo, un misto di droghe cinesi, che lo ucciderà in un’ora. È una corsa contro il tempo, quella di Chelios, per riuscire a salvarsi, vendicarsi e risolvere eventuali conti in sospeso. È diretto da Mark Neveldine e Brian Taylor.
Su questa premessa si sviluppa un film che è a dir poco allucinato: sequenze in pieno stile videogame, adrenalina che scorre nelle
vene (non metaforicamente) e generalmente una sensazione di essere sempre sopra le righe, senza però mai scadere nel fastidio dell’esagerazione… esagerata. La fotografia ha un ruolo a dir poco predominante, per la qualità del film: sequenze in prima persona, azioni velocizzate, inquadrature folli, tutto dà l’idea di una situazione surreale.
Statham è geniale e perfetto nel ruolo di un pazzo furioso, e alcune scene e idee del film valgono da sole la visione. Dialoghi surreali, reazioni spropositate, allucinazioni: tutto questo è normalità in Crank, e il ritmo è tale da non avere nemmeno un momento di normalità, che causerebbe noia in un simile contesto. La violenza non è esagerata se non in un paio di scene, ma nulla di troppo splatter. E del resto non sarebbe stato in linea col film: è come giocare a uno di quei videogiochi d’azione caciaroni, dove non è importante il sangue, ma le risate che ti fai per le scelte surreali. Guardandolo, m’è tornato in mente Serious Sam. E il paragone è azzeccato, a mio avviso: stesso personaggio sopra le righe, stesso livello di comicità grezza, stesso surrealismo. Ecco, magari non ci sono mostri, ma il punto credo sia chiaro.
Crank, per me, è promosso a pieni voti. Se siete in cerca di qualcosa di serio o con una trama rivoluzionaria, evitatelo come la peste. Gli altri, beh, prendete un paio di amici, qualche birra, patatine e preparatevi a strozzarvi dal ridere. (O anche la vostra ragazza, se ha dei gusti simili ai vostri.)
A questo punto passo, a malincuore, a Crank: High Voltage.
Avete letto la recensione sopra, immagino. Bene. Dimenticate tutte le lodi che ho fatto ai due registi.
High Voltage è la definizione stessa di “brutto seguito”. Prendi una formula vincente, con la quale hai fatto un buon film. Adesso prendi gli stessi attori dello scorso film. Infine, butta tutto nel cesso e gira una cagata.
Questo film, nella mia personale scala di voti, che va da “DIO PERCHÈ ESISTE QUESTA COSA” a “OH SÌ, GRAZIE DIO”, si pone nella ambita posizione di “VOGLIO DISTRUGGERE TUTTE LE COPIE DI QUESTO FILM”. Perché non è nel gradino più basso? C’è Statham, tutto qua.
Il film riprende lo stile del primo, però superando quella soglia di decenza che era riuscito a mantenere Crank, risultando in un gran film divertente. Statham ce la mette tutta per rendere il film accettabile, ma purtroppo vederlo di dimensioni di un palazzo, simile a
godzilla, che combatte contro un altro mostro, non può portare niente di buono. Seriamente, chi ha pensato che una scena simile potesse essere accettabile? Davvero, sono curioso.
High Voltage, insomma, è Crank, però oltre quella soglia in cui il surrealismo diventa una puttanata. Teste mozzate tenute in vita da congegni? Persone in fiamme che non è che muoiono, no, si sciolgono e basta?
Ah, per la cronaca, la scena del sesso pubblico era divertente la prima volta, perché era 1) breve 2) inaspettata. Preannunciarla dieci minuti prima e farla durare cinque minuti buoni non è proprio lo stesso.
In sintesi, ho già perso abbastanza tempo dietro questo film. Evitatelo come la peste. Davvero.